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Le stanze dell'addio (11)

Yari Selvetella

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Letteratura: storia e critica

Editore: Bompiani

Anno: 2018

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 192 Pagine

Isbn 10: 8845295559

Isbn 13: 9788845295553

«Io ho ricominciato a lavorare. In altri luoghi scrivo, succhio gamberi, respiro foglie balsamiche, faccio l'amore, ma una parte di me è qui, sempre qui, impigliata a un fil di ferro o a una paura mai vinta, inchiodata per sempre: il puzzo di brodaglia del carrello del vitto, quello pungente dei disinfettanti, il bip del segnalatore del fine-flebo, la porta che si chiude alle mie spalle quando termina l'ora della visita.»
Così si sente chi di noi vive l'esperienza di una perdita incolmabile: impigliato, inchiodato. Dalle pagine di questo libro affiora il volto vivissimo di una giovane donna, Giovanna De Angelis, madre di tre figli e di molti libri, editor di professione, che si ammala e muore. Il suo compagno la cerca, con la speranza irragionevole degli innamorati, attraverso le stanze - dell'ospedale, della casa, dei ricordi - fino a perdersi. Solo un ragazzo non si sottrae alla fratellanza profonda cui ogni dolore ci chiama e come un Caronte buono gli tende una mano verso la vita che continua a scorrere, che ci chiama in avanti, pronta a rinascere sul ciglio dell'assenza.
Yari Selvetella dà voce a un addio che sembra continuamente sfuggire al tentativo di essere pronunciato, come Moby Dick nel fondo del mare, e scrive un kaddish laicissimo eppure pervaso del mistero che ci unisce a coloro che abbiamo amato. Attraverso il labirinto al neon degli ospedali, le stanze chiuse del lutto, il filo tracciato da una penna sul foglio bianco è ancora di salvezza, celebrazione commossa della forza vitale delle parole.

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Recensioni

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ladonnamancina

3,5 Le stanze dell'addio, candidato al Premio Strega 2018, è un libro intenso, destabilizzante. Un uomo, "l'uomo con i baffi", perde l'amata, e sembra perdere se stesso, nell'umanissimo, irrazionale desiderio di ritrovarla. E noi lo seguiamo, avvinti da una scrittura di rara eleganza, nel suo errabondo cercare - ossessionato come Achab, perso e in cerca di una via d'uscita come Dante - in un oceano di ricordi: conversazioni, pensieri, sedimenti di una vita costruita insieme, stanze d'ospedale nitide ma deformate nella mente.

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