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Due vite (41)

Emanuele Trevi

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Studi letterari: 1900–2000 ca. Studi letterari: narrativa, romanzieri e scrittori di prosa Narrativa biografica/autobiografica

Editore: Neri Pozza

Anno: 2020

Lingua: Italiano

Rilegatura: Brossura

Pagine: 128 Pagine

Isbn 10: 8854520462

Isbn 13: 9788854520462

«L’unica cosa importante in questo tipo di ritratti scritti e cercare la distanza giusta, che è lo stile dell’unicità». Così scrive Emanuele Trevi in un brano di questo libro che, all’apparenza, si presenta come il racconto di due vite, quella di Rocco Carbone e Pia Pera, scrittori prematuramente scomparsi qualche tempo fa e legati, durante la loro breve esistenza, da profonda amicizia. Trevi ne delinea le differenti nature: incline a infliggere colpi quella di Rocco Carbone per le Furie che lo braccavano senza tregua; incline a riceverli quella di Pia Pera, per la sua anima prensile e sensibile, cosi propensa alle illusioni. Ne ridisegna i tratti: la fisionomia spigolosa, i lineamenti marcati del primo; l’aspetto da incantevole signorina inglese della seconda, così seducente da non suggerire alcun rimpianto per la bellezza che le mancava. Ne mostra anche le differenti condotte: l’ossessione della semplificazione di Rocco Carbone, impigliato nel groviglio di segni generato dalle sue Furie; la timida sfrontatezza di Pia Pera che, negli anni della malattia, si muta in coraggio e pulizia interiore. Tuttavia, la distanza giusta, lo stile dell’unicità di questo libro non stanno nell’impossibile tentativo di restituire esistenze che gli anni trasformano in muri scrostati dal tempo e dalle intemperie. Stanno attorno a uno di quegli eventi ineffabili attorno a cui ruota la letteratura: l’amicizia. Nutrendo ossessioni diverse e inconciliabili, Rocco Carbone e Pia Pera appaiono, in queste pagine, come uniti da un legame fino all’ultimo trasparente e felice, quel legame che accade quando «Eros, quell’ozioso infame, non ci mette lo zampino».

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Recensioni

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Stefi

Questo libro rappresenta perfettamente il motivo per cui di solito non leggo scrittori italiani, in particolar modo uomini. Mi capita purtroppo di non apprezzare i loro lavori perché spesso lo stile è pretenzioso e superbo. E in effetti anche in questo caso è accaduto. Secondo me la prosa è di una perfezione didascalica, più leggevo e più mi sembrava di assistere ad una lezione di scrittura creativa in una università, tra le righe mi sembrava di leggere il compiacimento di chi è bravo, sa di esserlo e vuole dimostrarlo a tutti. Questo difficile approccio praticamente mi ha reso la lettura fredda e a momenti noiosa, anche le parti più dolci, malinconiche e struggenti (soprattutto nelle pagine finali delle commoventi storie di Pia e Rocco) le ho affrontate con una distanza che non mi appartiene, rovinandomi di fatto l'esperienza di lettura.

Utente eliminato

La scrittura mi è parsa talmente fine e rarefatta da essere geniale ma al contempo non emotiva. Ha una struttura piena e lineare, a tratti sconcertante talmente è perfetta. Ha vinto il premio Strega 2021, sebbene io avrei preferito alti in gara.

James

ottimo libro

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