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Il Potere (1)

a cura del Centro studi La permanenza del classico

AA. VV.

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Editore: Bononia University Press

Anno: 2018

Lingua: Italiano

Rilegatura: Flessibile

Pagine: 266 Pagine

Isbn 13: 9788869233357

Due i termini con cui i Greci preferibilmente indicavano il potere: il positivo arché, che rinvia al significato originario di “principio, fondamento”, indica spesso la “carica” legittimamente esercitata e dà luogo a parole composte come monarchia e oligarchia, “potere o governo di uno o di pochi”; e il negativo kratos, “dominio”, che richiama l’originario “forza”, indica non solo e non tanto il “potere di qualcuno” quanto il “potere su qualcuno”, e pertanto inclina al significato di “sopraffazione, stra-potere”: per questo “democrazia”, vale a dire “superiorità (kratos) del popolo (demos)”, sarà sentito come negativo e volentieri sostituito da isonomia, “uguaglianza di diritti e di doveri”.

Il latino, in corrispondenza a una vita istituzionale più articolata, conosce un lessico più ricco e variegato: auctoritas, “autorità, credito di cui una persona gode”; potestas, “sovranità e padronanza legalmente conferita su qualcuno”; potentia, “potere politico”, ad esempio singularis, “potere monarchico”, o paucorum, “oligarchico”; dominatio dominatus, “potere assoluto di uno solo, potere tirannico”; imperium, “potere sovrano civile e militare” che consente qualsiasi decisione di utilità pubblica anche al di fuori delle leggi; da un determinato periodo Imperium indicherà l’estensione geografica e la forma politica dell’Impero Romano.

Per secoli ci si è chiesti se il potere ha la sua genesi nelle mani di uno, di pochi o di molti; nella legge (nomos) o nella natura (physis); nella forza o nel diritto; nella ragione umana o divina; nella politica o nell’economia.

Noi oggi non possiamo che aggiornare quelle domande: il potere sta negli arsenali di armi? Nel mercato? A Wall Street? Nella finanza? In Internet?

Sappiamo solo che non sta in un solo luogo e non ha un solo volto: come il populus, dal quale Orazio rifuggiva, il potere è un mostro dalle molte teste (belua multorum capitum).

Ogni epoca ha il suo Leviatano e qualche epoca ne ha forse più di uno.

Lo si cerca, il potere, con tutti i mezzi e a qualunque costo; e poi quando lo si trova, lo si perde all’improvviso oppure è lui a perderti, come confessava un famoso rivoluzionario zapatista, il subcomandante Marcos: «Noi non vogliamo conquistare il potere perché sappiamo che, se lo prendessimo, saremmo presi da lui».

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