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Narrativa biografica/autobiografica Stati Uniti d’America, USA Riguardante gli afroamericani/i neri americani
Editore: BEAT
Anno: 2015
Lingua: Italiano
Rilegatura: Brossura
Pagine: 264 Pagine
Isbn 10: 8865592621
Isbn 13: 9788865592625
Descrivendo i primi anni della sua straordinaria esistenza, Maya Angelou vi celebra la voglia di vivere, la bellezza del pensiero e la disarmante sensibilità di una bambina e poi di un'adolescente nera nell'America razzista del secolo scorso. Il libro muove dall'arrivo di Maya, tre anni, e di suo fratello Bailey, quattro anni, a Stamps, nell'Arkansas. Spediti nel profondo Sud a casa della nonna, dopo la separazione dei genitori. È la stagione in cui i luoghi appaiono ancora sotto la luce magica dell'infanzia. Maya vive con la nonna e lo zio nel retro dell'Emporio di cui Momma (così viene chiamata la nonna) è proprietaria da tempo e, tra granaglie per i polli, cherosene, lampadine, stringhe, lozioni, palloncini e semi di fiori, gioca ininterrottamente con Bailey, come in un luna park senza guardiano. Nell'America degli anni Trenta, tuttavia, eroi e orchi, incanti e orrori accompagnano inevitabilmente l'esistenza di una bambina di colore... Opera fatta di urla, suoni, passioni, crudeltà e coraggio senza limiti, "Io so perché canta l'uccello in gabbia" è la storia di una ragazzina afroamericana capace di lasciarsi alle spalle la sofferenza costruendo con orgoglio e ostinazione la propria vita.
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Stefi
Maya Angelou ci narra in questa opera la prima parte della sua vita, con l'aiuto di sua madre e dell'amatissimo fratello maggiore Bailey è riuscita a ricostruire eventi e suoni, luoghi ed emozioni che l'hanno resa l'adolescente riflessiva e forte come una quercia che salutiamo alla fine del libro. Dopo la separazione dei loro genitori, Maya e Bailey vengono mandati a vivere in Arkansas dalla nonna paterna e dallo zio Willie. La nonna, detta Momma è una donna risoluta e molto religiosa, che cerca di tirare su i suoi nipoti nel modo migliore possibile, trasmettendo principi, spirito di sacrificio e rispetto in una società impietosa e separatista (siamo nel Sud degli Stati Uniti negli anni '30). Non c'è tanto spazio per i "ti voglio bene" o "sono fiera di te" ma i bambini vengono su bene, malgrado le punizioni a suon di cintura per le loro divertenti marachelle e impudenti prese in giro per quel senso spirituale esagerato e farlocco tipico dei predicatori del Sud. La narrazione è tenera, a tratti divertente, estremamente sincera e molto commovente. Maya si racconta senza mezzi termini, onesta con sé stessa e con noi ci racconta del profondo male sempre presente nella vita di tutti noi, e come intorpidita e insensibile riesce a rialzarsi dimostrando la capacità degli esseri umani di reinventarsi e sopravvivere, nonostante tutto.
"Le parole vogliono dire di più di quanto è scritto sulla carta. È necessaria la voce umana per infondervi le sfumature di un significato più profondo".
M.A.
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